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ROBERTO MANTELLINI



" Macchie di catrame"



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Chi è nato a Bagnoli o nei paraggi ed ha pressappoco l'età di mio padre, certamente non ha dimenticato che cosa sono le "macchie di catrame". Erano i residui bituminosi che venivano scaricati a mare dalle navi che ancoravano a largo dei pontili "nord" e "sud" dell'allora Italsider e che finivano per adagiarsi sul bagnasciuga di fronte. I ragazzi del quartiere, via E. Cocchia, quasi un'insenatura nel cuore del "cantiere", prendevano i bagni di mare sulle spiagge vicino ai due pontili e quando lo facevano restavano, puntualmente, macchiati ed imbrattati su tutto il corpo, specialmente sotto le piante dei piedi da quelle macchie di catrame. Questo rievoca i loro ricordi di un passato non più prossimo e di una adolescenza serena, a tratti addirittura felice. Una adolescenza piena di sogni con l'aspettativa di un lavoro nel cantiere che avrebbe coronato, non solo quei sogni, ma realizzato un futuro sereno grazie ad un lavoro ben retribuito. Molti di quei ragazzi,restarono delusi dagli eventi che coinvolse tutta quella generazione ed andarono a vivere, cercando un avvenire migliore,nelle città industrializzate del nord. Altri invece restarono a Bagnoli. A qualcuno riuscì pure ad inserirsi nel cantiere ormai agonizzante della "Nuova Ilva", altri continuarono a studiare con buon profitto inserendosi dopo in altri settori della vita lavorativa. Quelli che restarono,hanno dovuto assistere prima all'agonia e poi alla scomparsa di "Bagnoli"senza poter intervenire in alcun modo, urlando talvolta la propria rabbia negli inutili cortei sindacali, altre volte manifestando altrettanto inutilmente sotto i palazzi del potere. Oggi tuttavia malgrado gli anni e le diverse collocazioni di residenza, riescono ad incontrarsi ed a rivedersi, magari una volta all'anno durante il periodo delle ferie estive. Lo fanno perlopiù nel circolo "ricreativo" non proprio culturale sito all'ingresso o quasi del rione. Spesso i discorsi della memoria fanno riaffiorare le immagini delle passeggiate lungo le strade che portavano alle spiagge di Coroglio e di piazza Bagnoli. Ascoltandoli, riesco a comprendere l'affetto che ancora li unisce e che li legherà per sempre, lo stesso affetto che hanno per quei luoghi che sono stati la colonna sonora della loro gioventù e che li ha accompagnati nell'attraversamento di quei momenti storici particolari, talvolta anche tragici, per il quartiere per la città e per il Paese. I toni sono, quasi sempre, pacati anche se gli occhi fanno trasparire quella rabbia mai sopita; tuttavia parlano di vecchie melodie e di belle ragazze che a dispetto degli anni passati non vogliono sfiorire. Si chiedono interrogandosi a vicenda che fine abbia fatto quel ragazzo che suonava tanto bene il violino o di quell'altro che sapeva giocare divinamente al pallone tanto da arrivare a calcare i campi della serie "A". Può capitare che all'improvviso la malinconia carognescamente possa tirare il colpo basso provando a far male, ma non c'è pericolo perché qualcuno è sempre pronto a porvi rimedio tirando in ballo di quanto fossero ridicoli , uscendo dall'acqua simili ad un branco di cani "dalmata" tutti ricoperti dalle "macchie di catrame". Allora giù risate e come in una magia torna il buonumore e la speranza che Bagnoli prima o poi possa tornare a rivivere, magari non proprio come allora, magari in modo diverso e nuovo ma con la speranza che possa finalmente tornare a farlo.



Carolina Mantellini